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Nei primi decenni del Novecento un uomo salvò la monarchia britannica. Non era un primo ministro né l'arcivescovo di Canterbury. Era un logopedista autodidatta e quasi sconosciuto di nome Lionel Logue, che un quotidiano degli anni trenta definì notoriamente "Il medicastro che ha salvato un re". Eppure fu proprio lui, non un aristocratico ma un uomo "comune" australiano, che con il suo carattere amabile ed estroverso, trasformò da solo il nervoso duca di York, affetto da un'imbarazzante balbuzie, timido, e introverso in uno dei più grandi re britannici. Il libro narra la vicenda inedita dell'insolito rapporto fra Logue e l'inquieto futuro re Giorgio VI. Scritta dal nipote di Logue e tratta esclusivamente dai diari e dall'archivio del nonno Lionel, la storia getta una luce straordinaria sulla fiducia che contrassegnò la loro relazione terapeutica e sul ruolo fondamentale svolto da Elizabeth, moglie di Giorgio e compianta regina madre, nell'incoraggiarla per salvare la reputazione e il regno del marito. Lionel Logue diventerà il "principio attivo di una metamorfosi" che supporterà il re nei suoi discorsi e nelle decisioni politiche. Convinto che la balbuzie del re non dipendesse da fattori "mentali" ma che avesse origine da problemi dell'apparato linguistico, Logue diventò comunque egli stesso psicoterapeuta, proponendo come cura un'ottima sinergia di tecniche verbali e somatiche, che se pur pioneristiche, avrebbero ridato fluenza e sicurezza emotiva a Re Giorgio VI.